Continuano le riunioni tecniche degli arbitri della Sezione di Paola, che lo scorso 25 novembre hanno avuto come relatore Domenico Brugnano, Componente del Settore Tecnico Arbitrale. L’argomentazione trattata dall’ospite, della Sezione AIA di Locri, sono stati i falli di mano, oggetto di importanti modifiche regolamentari da parte dell’IFAB a inizio Stagione.

Ha fatto gli onori di casa il Presidente sezionale Marco Maiorano, che dopo alcune comunicazioni organizzative e l’appello ai giovani arbitri a frequentare con più insistenza il polo di allenamento, ha presentato il relatore. Presa la parola, con il supporto di slide Brugnano ha prima mostrato quando si concretizza il tocco mano / pallone oggetto della valutazione arbitrale, “dall’ascella in giù”. Ha poi fatto visionare dei filmati con episodi tecnici molto esaurienti, dai tocchi involontari a quelli che concretizzano l’infrazione, distinguendoli in falli deliberati o non deliberati, punibili entrambi sotto l’aspetto tecnico, mentre, riallacciandosi alle innovazioni contenute nella Circolare 1 dell’IFAB, il focus principale è stato sulla punibilità disciplinare: nulla è cambiato rispetto al passato, ha ribadito il relatore, quando il fallo è fuori l’area di rigore, mentre, se dentro, l’ammonizione per il tocco non deliberato viene derubricata al solo provvedimento tecnico in caso di SPA e in caso di DOGSO l’espulsione viene derubricata ad ammonizione.

Brugnano, che ha intrapreso un interscambio di idee con gli attenti ragazzi in aula, ha proseguito con i tocchi di mano accidentali, punibili solo tecnicamente quando col braccio si realizza una rete o se dopo il tocco lo stesso calciatore realizza una rete.

Questa la sua chiosa finale: “Pur se con la tempestività che richiede la valutazione, il processo decisionale dei falli di mano va diviso in step. Intanto bisogna recepire se c’è stato il contatto e la volontarietà, ovvero se il braccio è andato verso il pallone. Se il tocco non fosse deliberato bisogna valutare, per accertare l’infrazione, se le braccia sono posizionate in modo innaturale, con il fine del calciatore di aumentare il proprio spazio, assumendosi il rischio che vengano intercettate dal pallone e di essere punito. Ultimo step: la punibilità disciplinare”.

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